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Ritratto del piccolo Subercaseaux
Ritratto del piccolo Subercaseaux

Giovanni Boldini

Ritratto del piccolo Subercaseaux, 1891

Olio su tela, cm 170 x 98,5
Museo Giovanni Boldini, inv. 1364

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Secondo la letteratura, il dipinto ritrae uno dei due figli del diplomatico cileno Ramón Subercaseaux Vicuña, Pedro (1880-1956) o Luis (1882-1973). La famiglia Subercaseaux-Errázuriz, che risiedeva a Parigi dal 1874, aveva stretto rapporti professionali e di amicizia con John Singer Sargent attorno al 1880, ed è probabile che sia stato proprio l’americano a introdurre Boldini alla famiglia della quale ritrasse più membri.

Nelle sue Memorias Pedro rammenta che il padre commissionò a Boldini più ritratti della famiglia, tra cui uno che lo raffigura insieme al fratello realizzato nel 1887, oggi in collezione privata. Sebbene non faccia menzione di quest’opera, considerando l’età dei fratelli e operando un confronto con il doppio ritratto del 1887, si può ipotizzare che il dipinto conservato nel museo di Ferrara ritragga proprio l’autore delle Memorias e che sia stato realizzato da Boldini non su commissione, ma in occasione di una delle tante visite che Ramón usava fare agli amici artisti assieme a Pedro. Tale ipotesi spiegherebbe perché la tela, anziché essere appartenuta alla famiglia cilena, sia rimasta al pittore e da questi giunta nelle collezioni civiche.

Il Ritratto del piccolo Subercaseaux è una delle opere più rappresentative dello stile maturo di Boldini e, senz’altro, uno dei suoi ritratti più riusciti, perfetto connubio di cultura del museo e fare pittorico moderno. Dal punto di vista stilistico, la gamma cromatica sobria e raffinatissima, tutta giocata sui toni del bianco, del nero e del grigio, è memore della grande ritrattistica spagnola del Seicento e, in particolare, della pittura di Velázquez che Boldini aveva ammirato direttamente a Madrid durante il viaggio compiuto nel 1889 in compagnia di Degas. Il dipinto inoltre è caratterizzato da una superba capacità di introspezione psicologica e dalla resa di questa attraverso il linguaggio del corpo: l’undicenne siede sul divano dell’atelier insofferente per le prolungate sedute di posa e il suo sguardo svela, oltre all’irrequietezza di bimbo, un’inquietudine che già annuncia l’incipiente pubertà.

Esposto con successo alla terza Jahresausstellung di Monaco del 1891, l’opera fruttò all’artista una medaglia d’oro di prima classe e il plauso della critica tedesca: «Boldini dimostra con i suoi ritratti di dominare, come nessun altro pittore, una determinata sfera sociale nella sua interezza, e quello che estrae e che ritrae è reale, è sempre l’espressione di ognuna delle loro esistenze».

L'opera di Giovanni Boldini raccontata da Barbara Guidi a Museo Nazionale su Radio3

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