Olio su tavola, cm 14 x 22,5
Museo Giovanni Boldini, inv. 1353
A Firenze Boldini trova un ambiente ricco di stimoli e qui intraprende una proficua attività di ritrattista. La vicinanza alla cerchia dei macchiaioli, un gruppo di artisti che si battevano per affermare le ragioni di un’arte anticonvenzionale e fedele al “vero”, sostiene la sua ricerca di un nuovo modo di intendere il ritratto, al cui rinnovamento Boldini contribuirà in maniera decisiva.
Oltre ad essere caratterizzata da una pennellata energica e vibrante, la prima maniera dell’artista è contraddistinta dalla scelta di non mettere in posa i modelli bensì di collocarli in luoghi familiari, raffigurandoli in atteggiamenti disinvolti e naturali. Ma, a colpire profondamente i colleghi e ad aprire nuove prospettive alla ritrattistica del tempo fu soprattutto la scelta di Boldini di posizionare i soggetti non più su sfondi uniti, come insegnava l’accademia, bensì in ambienti che «hanno per fondo ciò che presenta lo studio, di quadri, stampe e altri oggetti attaccati al muro, senza che per questo la testa del ritratto ne scapiti per nulla»; ciò costituisce un elemento fondamentale, non solo da un punto di vista formale, poiché, svelando le personalità e i gusti degli effigiati, Boldini ancora la composizione a un momento e a un luogo definito, dunque ad una realtà concreta piuttosto che ideale o poetica. Esemplificativo di questa prima fase, Le sorelle Lascaraky – appartenenti ad una famiglia russa allora residente a Firenze – è un piccolo capolavoro frutto anche di un’intuizione psicologica di straordinaria sottigliezza. In questo vero e proprio brano di realtà borghese contemporanea, Boldini riesce a restituire perfettamente il carattere delle fanciulle e le dinamiche degli affetti attraverso la descrizione dei loro atteggiamenti. Sedute su un divano, le sorelle sono intente a lavori di cucito. Il gesto graziosamente “scomposto” della giovane al centro, che distende le gambe per appoggiare i piedi al tavolo, sottolinea ancor più l’intimità della scena, un’intimità familiare di cui il pittore era partecipe. La più grande delle tre, Lola, è seduta sulla sinistra e ha interrotto per un attimo il suo lavoro alla ricerca dello sguardo dell’artista, un gesto che sottolinea il legame che al tempo li univa. Datata in basso a destra «4 9bre 1869 G. Boldini», la tavoletta ha tutto il sapore di una pagina di diario, racconto di un momento felice della sua vita che il pittore volle conservare sempre con sé.
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